
Il TIR marciava regolare e tranquillo nel primo sole dell'alba.L'autostrada era deserta.Nebbia dolce e sottile dai campi in un odore di acqua di lago.La macchina fila velocissima,il motore tedesco ronza come un caccia a elica sui cieli di Dunquerque 1940.Grandi canotti di gomma nera girano e si avvicinano come una meteora ai primi strati dell'atmosfera.Il cervello lavora al minimo.Il mondo cosciente vegeta.I sistemi automatici d'allarme sono in funzione.Il tempo si ferma e minuscole particelle di esistenza si incolonnano e ,in un battito d'ali del colibrì della vita ,ricevono l'ordine.In 2 o tre micron di secondo il braccio sinistro si sposta dalla mia coscia sinistra come se per tutta la vita avesse aspettato di fare alla perfezione solo questo movimento.La mano si allunga a mezz'aria e impugna il volante più a sinistra e più in alto di un palmo.Le dita si stringono intorno alla plastica tenera e scura che lo riveste.Dalla spalla parte un movimento verso l'alto.Muscoli e tendini si allineano e trasmettono l'ordine in un sospiro di neurone.La pesante carrozzeria sussulta .La linea come una lancia,che passa tra il suo baricentro e il punto mediano del paraurti anteriore si sposta.Dallo spazio sotto il cassone al cielo.Dal camion,tra le ruote anteriori e quelle postreriori,sotto il grande perno unto di grasso nero che congiunge cabina e rimorchio,all'orizzonte dell'autostrada in leggera salita.L'asse del veicolo torna parallelo al new jersey di cemento, armato, che limita la corsia di sinistra.La macchina sbanda ma le ruote e gli ammortizzatori la tengono in assetto.La corsa continua.In fondo, a un kilometro, c'è più luce.A destra la massa cromata di ferro tecnologico è stupita ma continua la sua strada.Il TIR è dietro di noi,l'autista sa, ma ci ha fatto l'abitudine e tira dritto borbottando.Fabio mi guarda con gli occhi a fessura e stringe il volante contro chiunque minacci di rubarglielo.E' confuso."Cosa è successo?"domanda.Ma conosce da solo la risposta.Non era il giorno,nè il luogo,nè il momento.Mezzo secondo,cinquanta centesimi di secondo.La vita continua.Nello spazio parallelo forse è andata diversamente.A un'unità di tempo/luogo vicina un bacterio e perpendicolare al mondo cominciano ad affluire i mezzi di soccorso.Fumo,ferro,odore di asfalto in un grande silenzio.E poi più in là.di poco,la scena cambia,di poco,come uno specchio di fronte a uno specchio
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